Quadro generale

L’Irlanda è entrata a far parte della allora Comunità Europea nel 1973. Da quel momento si è registrato un ampliamento della base industriale e commerciale del paese; si è infatti passati da un’economia dipendente in larga misura sull’agricoltura e le industrie tradizionali, a un’economia basata su industrie moderne votate soprattutto all’esportazione. I settori economici trainanti sono oggi quello dell’industria (in particolare l’industria alimentare, elettronica, chimica, farmaceutica, meccanica e informatica) e quello dei servizi. L’agricoltura, l’industria tessile e dell’abbigliamento, e le occupazioni religiose sono invece i settori in cui si registra attualmente il declino più rapido.

L’economia irlandese ha registrato una rapida crescita negli ultimi anni; questo ha permesso un abbassamento dei tassi di inflazione e di interesse, una crescita costante dell’esportazione e l’eliminazione del deficit nazionale. La creazione di nuovi posti di lavoro è avvenuta grazie soprattutto allo sviluppo del turismo e al forte investimento estero, dovuto all’ingresso in Irlanda di un gran numero di multinazionali (in modo particolare nel settore delle tecnologie avanzate e dell’informatica). Questo sviluppo è stato il frutto diretto delle misure prese dal governo per trasformare l’immagine tradizionale dell’Irlanda (quella di un paese retrogrado all’ombra del Regno Unito), attirare i capitali esteri (offrendo condizioni di commercio particolarmente favorevoli) e fornire una manodopera altamente qualificata (enfatizzando l’importanza dell’educazione e della formazione professionale).

La popolazione attiva totale in Irlanda è di 1,338.milioni di persone. Nonostante la crescita economica, il livello di disoccupazione resta piuttosto alto (13%, di cui oltre il 60% sono disoccupati a lungo termine) e le regioni con un maggior tasso di disoccupazione sono quelle del centro e dell’est del paese. Per far fronte a questa realtà, il Governo si è impegnato nella promozione di una serie di programmi di educazione, formazione e occupazione, volti a integrare i risultati della crescita economica e a promuovere una maggior coesione sociale.

I termini e le condizioni di lavoro (stabilite dalla Legge per il Lavoro) sono una questione di accordo reciproco tra il datore di lavoro e l’impiegato. Anche se non esiste in Irlanda il concetto di SMI (Stipendio Minimo Interprofessionale), gli stipendi percepiti sono in genere controllati dai comitati delle singole professioni, ed ogni datore di lavoro deve agire secondo le direttive imposte dal Department of Enterprise, Trade and Employment. È attualmente in fase di introduzione la media massima di 48 ore di lavoro alla settimana; la settimana lavorativa effettiva va oggi dalle 38 alle 42 ore, e si ha diritto ad un minimo di quattro settimane di vacanza all’anno.